1.2 Il perfetto
- Formazione del tema del perfetto
- 1) perfetti in -vi (preceduto da vocale)
- 2) perfetti in -ŭi
- 3) perfetti in -si
- 4) perfetti con allungamento
- 5) perfetti con raddoppiamento
- 6) perfetti non caratterizzati
- Uso del vocabolario
Il perfetto latino corrisponde a tre tempi dell’italiano: passato prossimo (“ho lodato”), passato remoto (“lodai”), e talvolta anche trapassato remoto (“ebbi lodato”). Nel tradurre, ovviamente, si dovrà tenere conto del contesto oltre che delle proprie preferenze personali per decidere quale tempo usare. Il perfetto usa un sistema di desinenze personali proprie, diverse da quelle del presente che già conosciamo:
Desinenze personali | |
1a sing. (“io”) | -i |
2a sing. (“tu”) | -isti |
3a sing. (“lui/lei”) | -it |
1a plur. (“noi”) | -ĭmus |
2a plur. (“voi”) | -istis |
3a plur. (“loro”) | -ērunt |
Queste desinenze, che sono uguali per tutte e quattro le coniugazioni, si uniscono a un tema specifico, che è elencato nel paradigma del verbo reperibile nel vocabolario. Del paradigma conosciamo già alcune forme (1a e 2a pers. s. del presente indicativo, e infinito presente); aggiungiamo ora il perfetto:
- laudo, as, avi, are
- moneo, es, ŭi, ēre
- lego, is, lēgi, ĕre
- audio, is, īvi e ĭi, ire
- facio, is, fēci, ĕre
- sum, es, fui, esse
Come si vede, il perfetto è indicato talvolta per esteso (legi, feci, fui) e talvolta in forma abbreviata; in questi ultimi casi si intende che il tema temporale del perfetto si forma aggiungendo la terminazione indicata nel paradigma al tema del presente: avremo quindi laudavi, monui, audivi o audii. La coniugazione del perfetto è dunque la seguente:
1a coniug. | 2a coniug. | 3a coniug. | 4a coniug. | sum | |
1a s. | laudāv-i | monŭ-i | leg-i | audīv-i | fŭ-i |
2a s. | laudav-isti | monu-isti | leg-isti | audiv-isti | fu-isti |
3a s. | laudav-it | monŭ-it | leg-it | audiv-it | fu-it |
1a pl. | laudav-ĭmus | monu-ĭmus | leg-ĭmus | audiv-ĭmus | fu-ĭmus |
2a pl. | laudav-istis | monu-istis | leg-istis | audiv-istis | fu-istis |
3a pl. | laudav-ērunt | monu-ērunt | leg-ērunt | audiv-ērunt | fu-ērunt |
Note:
– per la 3a persona plurale esiste anche la più rara e letteraria desinenza -ēre: si potranno quindi incontrare anche forme come laudavēre, monēre, legēre, audivēre, fuēre, in alcuni casi passibili di confusione con l’infinito presente (quando il tema del presente e del perfetto sono identici o simili).
– I verbi della I coniugazione con perfetto in -vi possono avere alcune forme sincopate, con la caduta di -vi- o -ve-: laudasti, laudastis e laudarunt per laudavisti, laudavistis e laudaverunt.
Come si vede, non c’è alcuna distinzione tra le varie coniugazioni; quindi anche i verbi della coniugazione ‘mista’, come facio e cupio (che hanno alcune forme della 3a e altre della 4a coniugazione) si declinano semplicemente secondo lo schema di cui sopra.
Per allenarsi nella flessione del perfetto nel menu Strumenti è disponibile l’esercizio “flessione verbale: forme attive“, e nella pagina che si apre selezionare “indicativo perfetto” dal menu in basso.
Formazione del tema del perfetto
E’ importante familiarizzarsi con i diversi tipi di formazione del tema del perfetto, dato che questo servirà anche per la formazione di vari altri tempi derivati che vedremo in seguito, che usano lo stesso tema ma si differenziano tramite l’inserzione di suffissi.
1) perfetti in -vi (preceduto da vocale)
Questa forma di perfetto è comune soprattutto nei verbi della 1a e della 4a coniugazione, come laudo (laudavi) e audio (audivi): il tema del perfetto si ottiene semplicemente aggiungendo la terminazione -avi o -ivi al tema del presente. La si trova però anche nelle altre, in verbi come:
- delĕo, es, ēvi, ēre, “cancellare, distruggere”
- cupĭo, is, īvi o ĭi, ĕre, “desiderare”
Talvolta il tema del presente può modificarsi al perfetto, come in
- sperno, is, sprēvi, ĕre, “disprezzare”
In questi casi, nel paradigma il vocabolario riporta la forma completa del perfetto invece del semplice suffisso.
2) perfetti in -ŭi
E’ la forma di perfetto comune per la 2a coniugazione, ad es. monui. La si trova talvolta anche in verbi di altre coniugazioni, come:
- domo, as, domŭi, āre, “domare”
- pono, is, posŭi, ĕre, “porre”
- aperĭo, is, aperŭi, īre, “aprire”
3) perfetti in -si
Detti anche “sigmatici”, dal nome greco (“sigma”) della lettera s, che è il suffisso con il quale si forma questo tipo di perfetto. E’ una forma di perfetto estremamente comune nella 3a coniugazione, ma è presente anche nella 2a e nella 4a; del tutto assente invece nella 1a. Sono frequenti i fenomeni di fusione o assimilazione della -s- del suffisso alla consonante finale del tema: per esempio, l’incontro di c e g + s produce una x, mentre consonanti come t e d tendono a cadere o ad assimilarsi dando luogo a (s)s. Per questo tipo di perfetto, comunque, il vocabolario riporta normalmente la forma intera. Ecco alcuni esempi:
- rīdeo, es, rīsi, ēre, “ridere”: la d cade con l’aggiunta del suffisso -s-
- augeo, es, auxi, ēre, “aumentare”: con l’aggiunta del suffisso -s- la -g forma -x-
- maneo, es, mansi, ēre, “rimanere”: l’aggiunta del suffisso non provoca alcun effetto
- dico, is, dixi, ĕre, “dire”: con l’aggiunta del suffisso -s- la -c forma -x-
- rego, is, rexi, ĕre, “reggere, dirigere”: con l’aggiunta del suffisso -s- la -g forma -x-
- scribo, is, scripsi, ĕre, “scrivere”: nessun effetto
- iubeo, es, iussi, ēre, “ordinare”: assimilazione di –bs- in -ss-
- lūdo, is, lūsi, ĕre, “giocare”: caduta della -d di fronte al suffisso -s-
- mitto, is, mīsi, ĕre, “mandare”: caduta della -t di fronte al suffisso -s-
- gero, is, gessi, ĕre, “portare”: assimilazione di -rs- in -ss-
4) perfetti con allungamento
Alcuni verbi formano il perfetto allungando la vocale della radice, che da breve diventa lunga (e in alcuni casi cambia da -ă- ad -ē-). Come il perfetto sigmatico, anche questo è comune nella 3a coniugazione, ma si trova anche in altre:
- ăgo, is, ēgi, actum, ĕre, “condurre, fare”
- căpio, is, cēpi, ĕre, “prendere”
- ĕmo, is, ēmi, ĕre, “comprare”
- făcio, is, fēci, ĕre, “fare”
- relĭnquo, is, līqui, ĕre, “lasciare”
- vĭnco, is, vīci, ĕre, “vincere”
- iŭvo, as, iūvi, āre, “giovare”
- mŏveo, es, mōvi, ēre, “muovere”
- sĕdeo, es, sēdi, ēre, “star seduto”
- vĭdeo, es, vīdi, ēre, “vedere”
- vĕnio, is, vēni, īre, “venire”
Per relinquo e vinco si noti anche la perdita, al perfetto, della -n- (“infisso nasale”) del tema del presente. Dato che normalmente non si usano segni diacritici per differenziare le vocali lunghe e brevi, spesso la differenza tra il tema del presente e il tema del perfetto non è immediatamente evidente (ad es. per emo, iuvo, moveo, sedeo, video, venio): in questi casi ci si dovrà affidare alle desinenze personali (e in qualche caso al contesto) per distinguere tra i due tempi.
5) perfetti con raddoppiamento
Anche questa forma di perfetto è comune nella 3a coniugazione, ma reperibile anche nelle altre. Il raddoppiamento è una sorta di prefisso che per lo più ripete la prima consonante della radice del verbo, seguita da una vocale che può essere i, o, u se presenti nella radice stessa, altrimenti e. Ad esempio:
- do, das, dĕdi, dăre, “dare”
- spondeo, es, spopondi, ēre, “promettere”
- tondeo, es, totondi, ēre, “rasare”
- cado, is, cecĭdi, ĕre, “cadere”
- caedo, is, cecīdi, ĕre, “tagliare”, “uccidere”
- cano, is, cecĭni, ĕre, “cantare”
- curro, is, cucurri, ĕre, “correre”
- fallo, is, fefelli, ĕre, “ingannare”
- pello, is, pepŭli, ĕre, “spingere, cacciare”
- tango, is, tetĭgi, ĕre, “toccare”
- disco, is, didĭci, ĕre, “imparare”
6) perfetti non caratterizzati
Talvolta in verbi della 2a e 3a coniugazione il perfetto usa semplicemente lo stesso tema del presente; i due tempi si distinguono soltanto per le diverse desinenze personali. Ad esempio:
- prandeo, es, prandi, ēre, “far colazione”
- induo, is, indŭi, ĕre, “indossare”
- metuo, is, ŭi, ĕre, “temere”
- ruo, is, rŭi, ĕre, “correre”
- statuo, is, statŭi, ĕre, “collocare, ritenere”
- tribuo, is, tribŭi, ĕre, “assegnare”
- solvo, is, solvi, ĕre, “sciogliere”
- verto, is, verti, ĕre, “volgere”
- bibo, is, bibi, ĕre, “bere”
Uso del vocabolario
Quando in un testo si trova una forma del perfetto (o di uno dei tempi derivati che vedremo in seguito) di un verbo del quale non si conosce il significato, per cercarlo nel vocabolario occorre fare una di queste cose:
1) Ricostruire direttamente la prima persona singolare del presente indicativo, che come sappiamo è il lemma offerto dal vocabolario. Questo è possibile e facile per i perfetti ‘regolari’, quelli in -avi, ivi, -ui: in questi casi si eliminerà la terminazione dalla prima persona singolare del perfetto, e la si sostituirà con le terminazioni del presente -o, -io o -eo rispettivamente per la 1a, 4a, e 2a coniugazione (anche se occorre tener conto che queste forme di perfetto non sono limitate a una singola coniugazione ciascuna, e vi potranno quindi essere eccezioni).
2) Talvolta però, come si è visto, la formazione del perfetto non è così semplice e lineare, e il tema del perfetto può essere piuttosto diverso da quello del presente. In questi casi, il vocabolario offre anche il lemma corrispondente alla prima persona singolare del perfetto, dove è contenuto un rimando al lemma ‘corretto’ della prima persona singolare del presente indicativo. In sostanza, se si trova sprevisti occorrerà ricostruire la 1a pers. s. sprevi e cercarla nel vocabolario, che rimanderà a sperno; se si trova totondimus, si ricostruisce la 1a pers. s. totondi e la si cerca nel vocabolario, che rimanda a tondeo; e così via. Qualche vocabolario non riporta i perfetti dei verbi composti, ma solo di quelli semplici. Nel caso di congessistis, ad es., si ricostruisce la 1a pers. s. congessi, ma non è detto che il vocabolario la riporti; se non la si trova, si deve eliminare il preverbo con- e cercare gessi, che rimanderà a gero; ripristinando il preverbo, si dovrà cercare congero.
Inutile dire che talvolta si incontreranno delle difficoltà che non si potranno risolvere applicando procedure meccaniche. In questi casi, ci affideremo soprattutto all’esperienza che costruiremo con gli esercizi di questa e delle prossime lezioni. In generale, è bene memorizzare i paradigmi (e i significati) dei verbi più comuni, molti dei quali sono stati elencati in questa lezione: il vocabolario è infatti una risorsa essenziale, che però va utilizzata soltanto quando è strettamente necessario – e sempre dopo aver effettuato una precisa e sistematica analisi del testo.
Nel menu strumenti è disponibile un esercizio apposito per abituarsi a ricostruire il presente partendo dal perfetto. Nella schermata che si apre, cliccare su “Aiuto” per capire come funziona l’esercizio.